Amore al quadrato? No: al cubo!

La ricerca dell’amore perfetto oggi pare limitata dalle aspettative e dal modo di vivere molto individualistico in cui non c’è molto spazio per gli altri.

L’antica Grecia pensava all’amore come appartenente a tre divinità: Eros, Anteros e Photos. Proprio quest’ultimo rappresenta l’amore ideale, irraggiungibile e idealizzato. Con esso è caratterizzato anche il patimento che si prova nel cercare l’anima gemella e dalla nostalgia per un amore che non c’è più (e che forse non era quello che si voleva). Egli dimora lontano dal presente, essendo relegato nell’’immaginario futuro o nel rimpianto del passato ed è in questa dimensione che potremmo trovare le dipendenze affettive e i vari problemi amorosi.

Il ruolo di Eros è quello più popolare, era il dio dell’amore a prima vista, passionale, impulsivo e infantile. Il fratellino Anteros invece, fu generato da Afrodite e Ares, Dio della guerra, dietro consiglio della Dea Temi, a cui la stessa Afrodite si era rivolta perché il suo bimbo non cresceva. Però Eros, non appena si allontanava da Anteros, tornava fanciullo irrequieto. Anteros rappresenta l’amore reciproco e corrisposto, affetto di cui l’amore incarnato da Eros ha bisogno per crescere e diventare adulto.

Quindi dalla saggezza greca, vediamo che l’amore ha diversi aspetti e che perché esso possa renderci felici, costituendo l’elemento che insieme alla capacità di lavorare rappresentava per Freud l’indice di benessere psicologico, ha bisogno di ognuno di essi. L’amore per crescere e durare ha bisogno di intimità, passione e impegno, come dice Stemberg con la “Teoria Triangolare dell’amore” e questi elementi dovrebbero creare la base di un rapporto stabile e duraturo intrecciandosi durante il percorso comune della coppia

D’Agostino Marialuisa

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