Stare

Ma quanto è difficile trovare questa cavolo di felicità che se non ce l’hai ti senti in colpa, che se non sei stra-figo, stra-ricco e stra-amato non vali una cicca. Così sei costretto a far finta o a nasconderti dietro una stupida apparenza fatta di post su instagram o di aperitivi in centro, documentati da selfie con sorrisi a denti scoperti e occhi appesi all’ingiù. Pesa proprio non essere felici. Felici a tutti i costi! E allora vai con le lampade, vai con i viaggi, vai con la carriera e amori nuovi, città diverse, sport diversi, anche hobbies nuovi, di cui probabilmente non ce te è mai fregato nulla, ma sai, fa chic! Poi bisogna sperimentarsi, bisogna farsi rispettare, bisogna, bisogna… devi volerti bene, se non ti ami tu, chi vuoi che lo faccia; se non ti piaci da solo, come puoi piacere? Tutta colpa di quella stronza di tua madre che non ti ha dato una base sicura, o di quel cretino di Edipo che non ha saputo capire che il destino è destino. Il destino è stare, il destino è l’esito finale di un avvenimento, il nostro destino è la morte. La morte… ah! Allora devi essere felice, forse se lo sei, la morte avrà compassione e ti lascerà godere ancora un po’. Forse se ti fai trovare sorridente e compiaciuto dalla vita, la morte ti lascerà in pace a correre dietro i tuoi tormenti. E perché la morte dovrebbe ignorarti se continui a svolazzare come una zanzara fastidiosa? Se tu stesso non riesci a “stare” e a succhiare il sangue della vita? Se non riesci a pensare a nient’altro che ai bisogni e agli impulsi da soddisfare? Il desiderio è mancanza, ma questo misero infelice non avverte le mancanze, avverte il bisogno del surplus, del di più e allora parte alla ricerca e all’esplorazione di mondi fantasticati e di idealizzazioni personali (quando va bene) o illusioni imposte, quando manca anche la capacità di volere qualcosa senza doverlo invidiare agli altri. Questo è il problema, non sappiamo stare, non sappiamo riconoscere la giusta misura e cerchiamo l’eccesso pure nella felicità, sennò il coach del post su facebook ci dice che siamo cretini: che ci vuole ad essere felici? Clicca qua e il miracolo è fatto! Non ci dice che si chiama olbios colui che è ricco o eutyches il fortunato, ma loro non sono propriamente felici, perché la ricchezza e la fortuna non danno la felicità. Non ci rivela nemmeno che la vera felicità è la macaria (così vicina al nostro “magari”), che è la condizione degli dei: essere sottratti all’avanzare del tempo, questo li rende felici e questa è una felicità che non appartiene al genere mortale. A noi tocca il destino, lo stare in una successione temporale di esiti determinati dalla concatenazione di cause e effetti possibilmente assieme ad un buon demone (eudaimonia). Questi scorrono fluidi e nel loro dinamismo si lasciano osservare dall’occhio attento a coglierne l’essenza. L’arte sta nell’avere la capacità di lasciar accadere le cose e nel saper stare in questo circolare di energie, finendola di rincorrere la fantasie di qualcosa che non ci appartiene. Nello “stare” c’è la conoscenza di sé e deve esserci anche la giusta misura, perché altrimenti non saremmo contenti di ciò che abbiamo e sarebbe l’origine dell’infelicità. Fermiamoci quindi e quando qualcuno (fuori o dentro di noi) ci fa sentire inadeguati o miserabili perché poco felici, impariamo ad ignoralo e a ripeterci: questo è il sogno che mi ha accolto! Godiamoci le sfumature che ci offre, cogliendo la grazia nelle sue pieghe e vivendo la felicità che ci dona in esse.

Marialuisa D’Agostino

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto